Verso nord-est il Mongioie precipita sulla bella conca del Lago Raschera (Val Corsaglia), con una cupa parete triangolare alta più di 400 metri.
La parte bassa della parete nord-est è formata da rocce piuttosto rotte, ed è solcata da due evidenti canaloni, che si esauriscono contro il risalto terminale, più ripido e compatto. La parete fu salita per la prima volta nel 1933, dai monregalesi Sandro Comino e Piero Garelli, che attaccarono nel canalone di destra e poi si spostarono progressivamente a sinistra, fino a sbucare sulla cresta sommitale poco lontano dalla vetta. Una seconda via, molto più diretta della prima, fu tracciata sulla parete dal torinese Armando Biancardi, da solo, nel 1940. Biancardi salì su neve il canale di sinistra fino sotto gli strapiombi inferiori del salto terminale, poi proseguì un poco a sinistra per fessure e canalini di roccia che lo condussero in vetta.
Nel periodo estivo la parete nord-est del Mongioie è poco attraente, poiché è formata in gran parte da rocce rotte e detritiche. Ma con la neve si trasforma completamente, e le vecchie vie di Comino e Biancardi diventano interessantissimi percorsi su terreno misto, in ambiente solitario e affascinante. In particolare la via diretta di Biancardi è ormai diventata una classica invernale o primaverile, attrezzata con alcuni spit nei tratti più difficili.
Come per tutte le vie di misto, le difficoltà della salita variano notevolmente in relazione alle condizioni della neve.
Prima salita: A. Biancardi, 28 luglio 1940
Difficoltà: AD+/D, variabile secondo le condizioni d’innevamento
Dislivello: 1450 m circa da Viozene (la parete è alta 400 m circa)
Tempo di salita: 5/7 ore da Viozene alla vetta
Materiale: piccozza, ramponi, fettucce e qualche chiodo da roccia. La via è parzialmente attrezzata con alcuni spit.
Accessi stradali. A) Usciti al casello di Ceva dell’autostrada Savona-Torino, si gira a destra e si risale la Val Tanaro superando Garessio e Ormea; giunti a Ponte di Nava si prende a destra la diramazione per Viozene. B) Usciti al casello di Albenga o a quello d’Imperia Est dell’autostrada Genova-Ventimiglia, si raggiunge Pieve di Teco e si prosegue per il Colle di Nava; si scende quindi a Ponte di Nava e si gira a sinistra per Viozene.
Avvicinamento. Dalla chiesa di Viozene (1245 m) si sale tra le case fino ad un bivio dove si gira a destra. Si prosegue in salita sulla strada e poi sull’ampia mulattiera che conduce al Piano Rosso, dove sorge il Rifugio Mongioie (1550 m; 45 minuti circa da Viozene). Lasciando a sinistra il rifugio, si continua a salire su una mulattiera che si dirige verso nord-est (segnavia della GTA). Innalzandosi con una serie di svolte per ripidi costoni erbosi, si giunge sull’ampio Piano dell’Olio (2089 m). Percorso il pianoro erboso, si sale ad una piccola conca ingombra di massi, sovrastata da una bastionata rocciosa. Il sentiero piega quindi a destra e si porta sul lato opposto del valloncello. Superata una strozzatura, si sbuca sui bei prati che conducono all’ampia insellatura del Bocchin dell’Aseo (2292 m; 2,30 ore circa da Viozene). Dal valico si segue una traccia che taglia pressoché in piano i contrafforti orientali del Mongioie. Si continua in discesa costeggiando la parete nord-est e si giunge alla base del canalone di sinistra, che s’innalza fra le rocce.
Salita. Si rimonta l’ampio canalone a forma d’imbuto rovesciato (40°). Questo va a morire sotto ad un’alta parete strapiombante. Si piega allora a sinistra per salire un canale-camino di 15-20 metri (III), dal quale si esce traversando a sinistra per una lunghezza di corda su una ripida cengia nevosa (con innevamento abbondante il camino si trasforma in una rampa nevosa). Si rimonta per un centinaio di metri una zona di facili roccette, che con poca neve richiedono molta prudenza, mentre diventano un pendio uniforme con innevamento abbondante. Piegando a destra (delicato con rocce affioranti) si punta verso un evidente canale-camino stretto ed incassato in alto. Si risale il camino, superando alcuni grossi blocchi incastrati (passi di III+/IV misto, oppure ghiaccio colato), e si giunge nell’ultimo tratto di canale che porta (45°, 50°) sulla cresta sommitale, poco a meridione della grande statua della Madonna. Seguendo la cresta verso sinistra, all’inizio aerea poi facile, si guadagna la vetta.
Discesa. Dalla croce di vetta si ritorna indietro per 60-70 metri lungo la cresta già percorsa in salita; si scende quindi per il pendio detritico del versante est, seguendo una traccia di sentiero che riporta al Bocchin dell’Aseo.
Tratto dal volume Nelle Alpi del Sole, www.parodieditore.it.
Andrea Parodi, nato a Genova nel 1957, è laureato in Scienze geologiche. Alpinista e giornalista, è autore di numerosi articoli e libri riguardanti le montagne della Liguria e del Cuneese. Dal 1996 è anche editore e pubblica in proprio le sue opere, tra cui spiccano quelle inserite nella collana “Sentieri e rifugi”, di cui è recentemente andato in stampa il terzo volume, Tra Marittime e Cozie. Nel 2003, con la guida Alte vie della Liguria, ha vinto il premio Anthia per il libro ligure dell’anno. Nella sua lunga carriera alpinistica ha aperto più di cento nuove vie tra il Beigua e le Alpi Cozie.