Rocca dei Campanili, Lo Scudo (2300 m circa) Combinazione Bal do Sabre e Ciri

Alpinismo Alpi Liguri Andrea Parodi

Lo Scudo della Rocca dei Campanili è una delle più spettacolari muraglie rocciose delle Alpi Liguri. Offre splendide arrampicate moderne su calcare da favola, tra cui l’elegantissima Bal do Sabre (il ballo delle spade). Concatenandola con l’ultima parte della via Ciri si ottiene un percorso ancor più bello e sostenuto. La via è attrezzata con ottimi spit, tranne la fessura del quinto tiro, facilmente proteggibile con i friend.

Prima salita: A. Siri ed E. Gallizio, 1991 (Bal do Sabre); M. Motto e R. Sartore, 3 giugno 1993 (Ciri)
Roccia: calcare, ottimo
Difficolt:à ED (7a max, 6b obbligatorio)
Sviluppo: 200 m circa
Tempo di salita: 3-4 ore
Materiale: 10 rinvii e una serie di friend fino al 3 BD

Accessi stradali. A) Usciti al casello di Ceva dell’autostrada Savona-Torino, si gira a destra e si risale la Val Tanaro superando Garessio e Ormea; giunti a Ponte di Nava si prende a destra la diramazione per Viozene. B) Usciti al casello di Albenga o a quello d’Imperia Est dell’autostrada Genova-Ventimiglia, si raggiunge Pieve di Teco e si prosegue per il Colle di Nava; si scende quindi a Ponte di Nava e si gira a sinistra per Viozene.

Avvicinamento. Dalla chiesa di Viozene (1245 m) si sale tra le case fino ad un bivio dove si gira a destra. Si prosegue in salita sulla strada e poi sull’ampia mulattiera che conduce al Piano Rosso, dove sorge il Rifugio Mongioie (1550 m; 45 minuti circa da Viozene). Dal rifugio si sale per prati via via più ripidi in direzione nord-ovest, verso l’evidente placconata dello Scudo (1,30 ore circa).

Salita. Bal do Sabre si sviluppa tra la via Zitti e mosca (posta sulla sinistra) e la via Ciri. Attacca sotto la verticale di un diedro che delimita a destra un grande strapiombo, situato ad un centinaio di metri da terra.
1) Si inizia su placca inclinata sfruttando le numerose concrezioni, poi si continua su parete verticale con arrampicata elegantissima su piccole tacche (7a).
2) Si prosegue sulla parete verticale fino alle seconda sosta (6b).
3) Dopo un’aerea traversata verso destra, si sale nuovamente in verticale, poi in obliquo a sinistra fino alla sosta (6c).
4) Innalzandosi in diagonale verso destra, si raggiunge la base del diedro che delimita a destra il grande strapiombo (6b).
5) Si rimonta il bel diedro lungo la fessura di fondo, superando a metà lunghezza una breve strozzatura strapiombante (6a). Giunti sotto un tettino si traversa a destra su placca per guadagnare la quarta sosta della via Ciri.
6) Si prosegue in verticale su una difficile placca, sfruttando sfuggenti canne d’organo (6b, spit piuttosto lontani).
7) Qui la parete si abbatte: si sale per placche inclinate con qualche ciuffo d’erba, concatenando in un’unica lunghezza gli ultimi due tiri della via, fino ad un terrazzo sotto le ultime rocce rotte che conducono in vetta (5c, poco sostenuto, spit lontani).

Discesa. Doppie attrezzate lungo la via Ciri.


Andrea Parodi

Andrea Parodi, nato a Genova nel 1957, è laureato in Scienze geologiche. Alpinista e giornalista, è autore di numerosi articoli e libri riguardanti le montagne della Liguria e del Cuneese. Dal 1996 è anche editore e pubblica in proprio le sue opere, tra cui spiccano quelle inserite nella collana “Sentieri e rifugi”, di cui è recentemente andato in stampa il terzo volume, Tra Marittime e Cozie. Nel 2003, con la guida Alte vie della Liguria, ha vinto il premio Anthia per il libro ligure dell’anno. Nella sua lunga carriera alpinistica ha aperto più di cento nuove vie tra il Beigua e le Alpi Cozie.

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