La mattanza dei cinghiali
Una prima uscita in "zona gialla" sulla neve tinta di rosso. E il lupo non c'entra
Non importa quale sia la valle (tutto il mondo, ahimé, è paese).
Importa il fatto che la neve fosse tinta di rosso.
Svariate battute al cinghiale.
Svariate scie di sangue, pelo e altra materia indistinta.
A ogni passo la prova concreta del dolore, dell’agonia, della morte di un essere vivente trascinato per centinaia di metri per il piacere di qualcuno.
Quando a predare è il lupo, che lo fa per sopravvivere, perché non può andare a procurarsi la propria porzione di bue grasso in macelleria, si grida allo scandalo (nonché alla necessità di eliminare l’autore di simili intollerabili atti di efferatezza).
Quando a uccidere è l’uomo, che lo fa per gioco, per perpetrare i propri anacronistici riti ancestrali, allora è un diritto.
Perché? Qual è la logica?
PS. l’impronta di canide della foto di copertina è di un cane a tutti gli effetti, lasciata passando sul luogo del delitto.