La storia di Elisabetta Pastorelli in versi
Una poesia di Carlo Rovelli ispirata alla tragica vicenda della giovane donna di Carnino raccontata da Paolo Castellino sul numero 92 di Alpidoc
STORIA DI ELISABETTA PASTORELLI
Or che i tempi non son più quelli
io narrar vorrei la storia
di Elisabetta Pastorelli
correva l’anno mille e ottocentottantrè
li colse la tempesta che erano in tre.
Eran partiti da Carnino
al principio di dicembre
lei, il maggiore e il fratellino
come facean sempre.
Allor non v’eran previsioni
né le allerte e così via
sicché andando per maroni
dalle Saline a Roccaforte
li abbracciò sorella morte.
A Carnino eran pascoli magri
e di terra pochi agri
già emigrata anni in Francia
per riempir un po’ la pancia.
Serve andare per castagne
traversando le montagne
ma ormai giunti sulla cresta
li travolge la tempesta.
La donnina livida trema
trenta chili di castagne sulla schiena
il passo affonda nella neve.
Gelo, stanchezza e vento
il respiro si fa greve.
“Oh mamma mia non ti fermare!”
Implorano i figlioli nella bufera
“Correte al padre, ve ne prego
correte a chiedere il suo aiuto!”
Urla al vento, con l’ultimo fiato.
E supplicando la Vergine Maria
che la montagna i figli non si porti via
Elisabetta s’addormenta
col cuore in pace
nella tormenta.
Tu che cammini per queste valli
fermati innanzi a questa croce
che tra i crochi e le genzianelle
ricorda la storia e la voce
di Elisabetta Pastorelli.
Carlo Rovello (Savona, 1976), vive a Sassello in provincia di Savona. Appassionato di escursionismo, è socio CAI presso la sottosezione di Cengio.
Coltiva la scrittura fin dall’adolescenza. Nel 2008 ha pubblicato con Giovanni Straniero Cantacronache i 50 anni della canzone ribelle, per l’Editrice Zona.
L’amore per gli animali e l’ambiente è sfociato nel 2016 nel volume I giorni dell’alpaca, edizioni Insedicesimo – Delfino & Enrile.
Sempre per lo stesso editore nel 2018 ha dato alle stampe la confessione in versi L’enorme haiku.