Ricordo di Euro Montagna
Fulvio Scotto rievoca l'attività e le opere dell'alpinista genovese scomparso lo scorso 28 ottobre
La maggior parte degli alpinisti delle Alpi Sud-occidentali conosce il nome di Euro Montagna perché indissolubilmente legato alle Alpi Liguri e Marittime prima di tutto per le sue pubblicazioni, le guide dei Monti d’Italia per la collana CAI TCI.
La sua conoscenza di ogni cima e delle sue pareti, le vie aperte e le ripetizioni, la familiarità con i personaggi dell’alpinismo, la meticolosa esplorazione – sul terreno e sui documenti – delle montagne da Genova alle al Colle della Maddalena, con il puntiglioso riordino delle relazioni, la documentazione sui protagonisti, sugli episodi legati alle loro azioni e sugli aneddoti, tutto ciò fa di Euro Montagna un personaggio unico nel panorama alpinistico sud-occidentale.
Ma i suoi orizzonti non si limitavano di certo alle Marittime.
Negli anni giovanili (cioè poco dopo la guerra, perché Euro era del ’31) aveva esplorato assiduamente l’Appennino Ligure e le Alpi Apuane, per lui le montagne più comode da raggiungere da Genova, tracciandovi numerose vie di scalata di notevole difficoltà. Erano sicuramente ancora tempi duri, di faticosa rinascita.
Riportando le parole scritte dal suo amico Gianni Pastine, anch’egli profondo conoscitore della storia dell’alpinismo genovese, diciamo che «Euro ha percorso con tenacia grandi itinerari, specie nel Gruppo del Monte Bianco, partendo da un inizio basato su pochissimi mezzi, avendo per maestro nient’altro che la propria passione e volontà». La determinazione è stata l’elemento catalizzante e fondamentale della sua attività. Ridendo, egli stesso mi raccontò che a Genova i suoi amici dicevano di lui: «I mortali nemici di Euro non sono gli eventuali uccisori dei suoi genitori – una delle peggiori cose che potrebbe farti un nemico, ucciderti i genitori – ma i nemici di Euro sono i malcapitati che durante una salita non vogliono proseguire per la vetta…».
Euro deve inoltre essere considerato la memoria storica dell’alpinismo ligure, sia
per quanto riguarda le Alpi sia l’Appennino, fino alle Apuane comprese, da un lato, e al Monte Bianco, dall’altro.
A lui va il grande merito di aver saputo documentare tutto ciò attraverso un’infinità di scritti, articoli e monografie, primi fra tutti i già citati prestigiosi ed enciclopedici volumi della collana Monti d’Italia. Alpi Liguri con Lorenzo Montaldo nel 1981 e Alpi Marittime, volume uno nell’84 e volume due nel ‘90, sempre con Montaldo e con Francesco Salesi.
Da ricordare inoltre, in precedenza, nella stessa collana, il volume Alpi Apuane del ‘79, coautori Angelo Nerli e Attilio Sabbadini.
Bisogna poi citare anche un altro lavoro, enciclopedico anch’esso: Le origini dell’alpinismo in Liguria, scritto insieme a Giulio Gamberoni, pubblicato nel 2012 e in seconda edizione nel 2017 con la collaborazione di Gianluigi Baraldi.
Tra gli interessi alpinistici di Euro, cioè quelli relativi alla sua attività in parete e non solo con la penna, al di là delle Marittime e delle Apuane ci sono in primo piano il Monte Bianco, come già accennato, e poi il Cervino, la sua prima grande montagna, e anche le Dolomiti.
Tutta questa attività gli valse già nel ’62, all’età di trentun’anni, l’ammissione al Club Alpino Accademico, il CAAI.
Tempo fa l’ho intervistato. Ecco uno stralcio di quanto ho scritto:
«Euro è un incontenibile narratore di storie, riportando nomi, date e aneddoti con una lucidità e una incredibile propensione per i dettagli. Basta dargli il “la” e ci troviamo travolti da una valanga di ricordi: dall’Argentera alla Maledia, al Marguareis, o dall’Uia di Santa Lucia al Procinto, e poi Pizzo d’Uccello, Pisanino, Dames Anglaises, Drus, Tacul, Campanil Basso in Brenta. E vengo a scoprire che ha conosciuto Tizio e Caio, che ha bivaccato nei posti più disparati e un’infinità di altre storie di fronte alle quali, nei pomeriggi che ho trascorso con lui per una lunga chiacchierata, anche l’orologio getta la spugna e va in esaurimento… Io ascolto, e le sue parole, nel racconto dell’infanzia e dei primi approcci, visualizzano nella mia immaginazione fotogrammi che paiono scorrere in bianco e nero come in un film del neorealismo.
Mentre nel suo studio parliamo, Euro sfoglia minuscole agendine, più piccole di un pacchetto di sigarette, e sulle quali, anno dopo anno, ha segnato le sue vicende. Non sono io che gli faccio domande, è lui che racconta, inarrestabile. Sì, ma se per ogni anno di attività, per ogni agendina, impieghiamo un pomeriggio, questa intervista dura venti giorni…
Poi tira fuori foto, disegni, schizzi, appunti e un libro che ha stampato in una quarantina di copie, tutte numerate per gli amici: a me ha regalato la numero 33… Una raccolta di suoi testi autobiografici già pubblicati negli anni su varie riviste e che, così confezionati, ha intitolato Racconti di alpinismo. E di avventure da raccontare, Euro, ne ha tante.»
Fulvio Scotto