Se si creano criticità si tornerà a chiudere la montagna
Il presidente generale CAI e il Soccorso Alpino fanno appello all'autoresponsabilità degli escursionisti
Buon senso. È l’espressione chiave usata da Hervé Barmasse nella diretta Instagram tenutasi domenica 3 maggio con il presidente generale del Club Alpino Italiano, Vincenzo Torti, e con il dottor Marco Cavana, medico specialista in anestesia e rianimazione, sul tema del riapertura della montagna dopo due mesi di lockdown.
Buon senso è la principale linea guida che chiunque si accinga a fare attività motoria e sportiva in montagna deve osservare nei suoi comportamenti.
Questo per evitare non solo di mettere a rischio l’altrui e la propria salute, ma anche di andare a cacciarsi nei guai e di sovraccaricare il lavoro di soccorritori e personale sanitario.
Dunque osservanza delle prescrizioni in tema di distanziamento sociale e dispositivi di protezione personale, scelta di itinerari facili, poco battuti, possibilmente non troppo distanti rispetto al proprio luogo di residenza: si va e si torna in giornata.
Buon senso per allontanare la possibilità che nel giro di un paio di settimane vengano nuovamente adottati provvedimenti restrittivi.
Il presidente Torti anziché di buon senso ha parlato di autoresponsabilità: chi frequenta la montagna deve farlo in modo intelligente, dimostrando di essere una persona affidabile: se si creano criticità, ritorneranno le chiusure.
Dunque niente attività escursionistica di gruppo (ci si muove individualmente o, nel caso dei conviventi, in coppia); niente scelta di percorsi che sconfinino in altre regioni; si indossa la mascherina (obbligatoria in Piemonte e in Lombardia), anche calata ma a portata di mano, in modo da poterla rialzare in caso di incrocio con altre persone; per ogni evenienza, nello zaino si infilano anche guanti (da non disperdere nell’ambiente dopo l’uso) e gel disinfettante.
Prima di partire per un’escursione è fondamentale informarsi circa eventuali restrizioni da parte della propria Regione o dei Comuni di valle, in quanto la situazione è comunque in evoluzione e sia il governatore sia i sindaci possono decidere di vietare alcune attività o di chiudere alcuni sentieri.
Occorre inoltre tener conto del fatto che, se i rifugi sono ancora chiusi, anche i bivacchi non saranno agibili se non in caso di estrema necessità: a tal proposito la Commissione Centrale Rifugi sta predisponendo degli appositi cartelli informativi che verranno posizionati davanti alle strutture non gestite in quota.
Buon senso è anche quello che invoca il Soccorso Alpino e Speleologico nell’appello alla prudenza lanciato oggi oggi 4 maggio, primo giorno di riapertura, sotto l’hastag #staysafe, precisando che sono vietate le attività ad alta intensità e potenziale di rischio, ovvero tutte quelle che vanno oltre l’escursionismo e lo sport finalizzato al benessere.