Valorizzazione delle strade di montagna: le preoccupazioni di CIPRA Italia
La legge approvata dalla Regione Piemonte rischia di incentivare la frequentazione delle alte quote con i mezzi motorizzati senza tener conto degli effetti deleteri sull’ambiente e sul turismo dolce
Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato la Legge regionale 19 maggio 2021, n. 9 – proposta dal consigliere Paolo Bongioanni, già direttore dal 1998 al 2019 dell’Azienda Turistica Locale (ATL) del Cuneese – per la cosiddetta valorizzazione delle strade turistiche di montagna, una rete di strade storiche che si sviluppa in contesti paesaggistici e ambientali unici e delicati.
Un testo alquanto generico che desta non poche preoccupazioni tra chi non apprezza il modello Via del Sale il quale, grazie anche allo stanziamento di un milione e mezzo di euro l’anno, ora potrà essere replicato su tutte le strade storiche piemontesi in quota. Di fatto, poi, il concetto di “valorizzazione” (spesso un pericoloso cavallo di Troia), come recita l’Articolo 3, si estende ad altre infrastrutture, ad esempio i collegamenti pedonali.
Art. 3.
(Definizioni)
1. Ai fini della presente legge si intende per:
a) strade storiche di montagna di interesse turistico: tutti i collegamenti viari e stradali, nonché quelli pedonali, compresi quelli transvallivi e di collegamento con i territori d’oltralpe e d’oltreappennino a servizio di scambi commerciali, nonché le strade militari dismesse, le relative opere militari di difesa strategica e le fortificazioni presenti lungo l’arco alpino piemontese il cui carattere storico o tradizionale è attestato da appositi documenti;
b) itinerari storico-turistici: singole o più strade, anche pedonali, di comunicazione appartenenti alle strade storiche di interesse turistico inserite nel censimento di cui all’articolo 4, anche collegate tra loro attraverso tratti di viabilità agrosilvopastorale ed ordinaria che si sviluppano prevalentemente in ambienti naturali e semi-naturali, anche antropizzati;
c) tappa: l’unità minima in cui si articola l’itinerario ai fini della razionale fruizione dello stesso.
Nel caso di itinerario di più giorni, la tappa corrisponde al tratto percorribile nella giornata, in funzione della localizzazione delle strutture di appoggio e dei tempi di percorrenza con i diversi mezzi individuati per tipologia di utenza dall’articolo 6.
Naturalmente soddisfattissimo il “padre” di questa legge:
«Credo che, in questo modo, si dia al Piemonte, ai nostri sindaci e agli amministratori di valle la possibilità di valorizzare e incrementare l’interesse turistico delle strade storiche di montagna – ha dichiarato Bongioanni –, creando un sistema che verrà messo a disposizione di albergatori, aziende turistiche e consorzi di operatori per promuovere un prodotto che parte dalle Alpi del Mare, attraversa le vallate olimpiche e giunge alle valli del Lago e che, a ritroso, conduce fino al mare. Un’offerta unica in Europa e fors’anche al mondo, per proporre qualcosa di inedito, con 5, 6, anche 7 pernottamenti all’insegna dell’outdoor e del 4×4, delle moto, delle biciclette a pedalata assistita, ma anche delle escursioni a piedi o a cavallo».
Un po’ meno le associazioni ambientaliste, allarmate tra le altre cose dal quel “ma anche”.
In primis CIPRA Italia, che ha diramato un comunicato per esprimere le proprie perplessità in merito.
Il turismo outdoor sta vivendo un momento di forte sviluppo; in particolare le strade storiche di montagna, oltre che tra gli escursionisti, stanno riscuotendo un incremento di presenze tra i ciclisti, anche grazie al boom delle e-bike. Senza considerare i possibili effetti negativi sull’ambiente e sul paesaggio, un utilizzo scriteriato – senza limiti per i mezzi motorizzati – rischia di banalizzare o compromettere anche luoghi meravigliosi e dal potenziale turistico unico come quelli attraversati dalle strade storiche di montagna. La Legge Regionale approvata lo scorso 11 maggio non prevede alcuna limitazione, lasciando agli enti locali la possibilità di regolamentare la fruizione di questa viabilità.
CIPRA Italia – il comitato italiano della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, organizzazione non governativa alla quale aderiscono circa un centinaio di associazioni ed enti da tutti i paesi alpini – consapevole che tale viabilità costituisce una opportunità di sviluppo turistico per la montagna piemontese, esprime i propri timori circa il rischio di uno sfruttamento turistico senza una adeguata attenzione agli effetti sull’ambiente, soprattutto quando si ha una frequentazione incontrollata con mezzi motorizzati.
In altri Paesi alpini la frequentazione con veicoli a motore di strade di montagna di questo tipo è fortemente regolamentata, permettendone l’accesso solo agli agricoltori e a chi le utilizza per servizio, ma non per scopi turistici.
«Verso le nostre montagne è in atto un meccanismo di selezione del turismo. Il mondo del turismo “dolce” italiano, ma soprattutto straniero, non sopporta di convivere con i mezzi motorizzati che scorrazzano su per le montagne e di conseguenza cancella queste località dalle proprie vacanze. E una volta depennate è per sempre. Se non si vogliono perdere queste ricche opportunità sul lungo termine, nell’interesse sia degli operatori del turismo che dell’ambiente, è obbligatorio andare gradualmente, ma inesorabilmente, nella direzione della chiusura al traffico motorizzato delle strade di alta quota. Non ci sono alternative» afferma Vanda Bonardo, presidente di CIPRA Italia.
CIPRA Italia auspica che in sede di stesura dei decreti attuativi la Regione Piemonte privilegi quegli enti locali che adottano misure volte a ridurre la frequentazione motorizzata e non chi mira unicamente ad incrementare i transiti o a fare cassa mediante pedaggi (per quanto i pedaggi possano agire da deterrenti e consentire di disporre delle risorse necessarie alla manutenzione).
Per Francesco Pastorelli, direttore di CIPRA Italia, il pluricitato modello della Via del Sale – contingentamento, pedaggio per auto e moto, transito vietato ai veicoli a motore per due giorni feriali alla settimana – è il minimo che ci si possa aspettare, un punto di partenza da sviluppare, da esportare in alte località montane a patto di ridurre ulteriormente i veicoli a motore. «Iniziando con il chiudere le strade al traffico motorizzato almeno in una giornata festiva o prefestiva: ciclisti, escursionisti e gli stessi operatori del turismo apprezzerebbero. Dovrebbe essere evidente a tutti che per un escursionista dover mangiare la polvere sollevata da un 4 x 4 o camminare nel rumore generato dalle moto, non rappresenta una esperienza qualificante».
CIPRA Italia invita pertanto la Regione Piemonte e gli enti locali chiamati a gestire le strade di montagna ad adottare misure di limitazione (per fasce orarie, per giornate, mediante l’individuazione di limiti di carico) per ridurre gradualmente i mezzi a motore il cui utilizzo ludico poco s’addice ai delicati contesti naturali di alta montagna.